giovedì 30 dicembre 2010

FELICE ANNO NUOVO, FELICE STIL NOVO!

Primo, col. Nero Opaco

È inizio gennaio del 2009, le vacanze natalizie sono giunte al termine e in un abitacolo in viaggio da Corato a Milano due dei tanti migranti italiani tornano alle loro vite, lasciandosi alle spalle famiglia e ricordi di un ennesimo Natale trascorso sereno e tranquillo. Otto ore di viaggio sono lunghe, e i due amici le riempiono con chiacchiere e commenti, ma questa volta la loro conversazione si anima più del solito, si imbastisce attorno ad una idea che uno dei due, Antonio, matura da tempo, e che ha deciso di condividere con Luigi, amico di sempre, di cui ammira pragmatismo e risolutezza.
Nasce così un’avventura, una storia di creatività e intraprendenza che ha dato origine ad un oggetto destinato a diventare culto. Questa è la vera storia del papillon di ceramica.
Incontriamo Antonio Patruno Randolfi e Luigi Arbore nella loro città natale, Corato, una ridente cittadina situata nell’entroterra barese. La loro storia è comune a tanti ragazzi del Sud, partiti ancora imberbi ad affollare le città del Centro-Nord per inseguire un’ambizione. A Corato i due ragazzi hanno mosso i primi passi, hanno intrapreso la loro formazione, hanno coltivato sogni e prefigurato il loro avvenire; qui tornano sempre con piacere ogni volta che lavoro e impegni lo permettono; a questa città hanno dedicato il nome del loro brand, un nome poco spendibile, decisamente anti-marketing, ma che vuole essere omaggio alle origini e titolo sofisticato delle loro creazioni: nome che non pretende di veicolare il prodotto, bensì l’esatto opposto. E il prodotto in questo caso è un delizioso papillon in ceramica, una felice intuizione tradotta egregiamente in un manufatto che si lascia ammirare, accarezzare e finalmente indossare.
Antonio Patruno Randolfi indossa Primo Nero Opaco
Cor Sine Labe Doli è il motto della città di Corato, e significa “cuore senza macchia di tradimento”; un richiamo ad un mondo ormai lontano, che racchiude l’idea di una eleganza maschile sintetizzata in un simbolo, il papillon: anteprima inoltre di un total look che al momento è ancora allo stato embrionale di sogno. Già, perché i due talentuosi ragazzi stanno effettuando il percorso a ritroso, partendo dall’accessorio per arrivare un giorno ad una intera linea d'abbigliamento foriera dei loro valori estetici.
Ma torniamo al nostro racconto. È il 2009, Antonio e Luigi decidono di dare vita al sogno, dedicando il poco tempo libero lasciato dalle rispettive attività professionali: Antonio lavora nel campo della moda, insegna all’Istituto Marangoni dove si è diplomato come fashion designer, mentre Luigi è product manager per Armani parfums. Viene dunque realizzato un prototipo in tessuto da riprodurre in ceramica. La loro intenzione iniziale è di radicare la produzione a Corato, ma ben presto devono fare i conti con una certa lentezza, indolenza, mancanza di professionalità che ancora oggi incancreniscono il Sud Italia. I tempi stringono, la partecipazione ad alcuni concorsi richiede il prototipo, e allora si cercano artigiani in tutta Italia, e alla fine li si trova nella città di Marostica, in provincia di Vicenza. 

Luigi Arbore indossa Primo Nero Lucido
Ai ceramisti viene fornito un prototipo di tessuto che non è la cravatta a farfalla, bensì un farfallino premontato, la cui arricciatura è ottenuta con la tecnica del moulage. Il prodotto finale soddisfa appieno le aspettative dei ragazzi, e nasce così Primo, primo papillon del brand e primo papillon in ceramica nella storia della moda e del costume. Declinato in 5 varianti, Primo viene proposto, nel novembre 2009, in uno showroom milanese. Finalmente arriva il successo, e insieme ad esso i primi clienti. Si decide dunque, nel gennaio 2010, di partecipare a Pitti Uomo a Firenze, e vengono messe a punto nuove varianti di colore e di finitura.
Il brand fa parlare di sé, e si conquista anche l’apparizione su riviste di moda fondamentali come Vogue e Marie Claire. È fatta, ma Antonio e Luigi sanno che bisogna battere il ferro finchè è caldo, e propongono nuove varianti. A giugno 2010 sono presenti di nuovo al Pitti e subito dopo al White di Milano, dove presentano un nuovo prodotto, la cravatta con il nodo di ceramica: anche qui l’artigianalità è un must, e così per il corpo in tessuto ci si affida ad uno storico cravattificio milanese che lo realizza interamente a mano, mentre il nodo in ceramica è messo a punto dagli affidabili artigiani marosticani.
Solleticare la vanità dell’uomo è uno degli obiettivi del brand, ma sempre in maniera sobria e raffinata, puntando al dettaglio, calibrando i toni, senza sconfinare nel cattivo gusto. Una idea di moda lontana dal concetto di status urlato attraverso capi d’abbigliamento pretenziosi e appariscenti, loghi invasivi e cafoni; una idea di moda che conquista lentamente, e si conquista i suoi proseliti navigando nel web e raggiungendo luoghi remoti, attestandosi su mercati lontani, da New York a Londra ad Hong Kong.
 Le idee non mancano, e Cor Sine Labe Doli sarà presente tra poche settimane a Firenze, al Pitti Uomo: questa volta, accanto ai classici papillon, ci sarà un nuova creatura pensata appositamente per la donna, ma di cui non sveliamo ancora nulla. Non ci resta che attendere le novità e tifare per una giovane realtà che, nonostante le difficoltà del momento, insegue un sogno restando legata al proprio Paese e cercando di migliorarlo dall’interno.


mercoledì 29 dicembre 2010

DIAMONDS ARE A GIRL'S BEST FRIEND


I migliori amici delle donne sono i diamanti, ma sono tante le donne che soffrono di solitudine! 
Se questa vita non sarà  generosa con voi, non disperate: tra qualche secolo potrebbe accadere al vostro teschio di essere acquistato da un artista quotato, essere riprodotto in platino e ricoperto di migliaia di diamanti purissimi. Eccezion fatta per la dentatura, quella originale. Quindi smettete di fumare, stop a caffè e tè: bisogna arrivare preparati all'evento, non vorrete mica contaminare la lucentezza dell'opera d'arte con degli orribili denti gialli!



venerdì 24 dicembre 2010

BUNKER VOL. 3

Tic tac Tic Tac Tic Tac…il tempo scorre veloce per Bunker, negozio a tempo determinato, e allora si cambia, si apre il sipario su di una nuova scena.
Mercoledì 22 dicembre, al civico 56 di via Braccio da Montone, il Bunker ha svelato la sua Intima Essentia, progetto nato dalla collaborazione di Bunka Lab con la poliedrica artista Maria Carmela Milano. Non è certo facile riportare un’artista come Maria Carmela con i piedi per terra, nella prosa dell’abbigliamento e della moda, ma Bunka Lab ha vinto questa sfida, senza corromperne affatto la poesia. Il lavoro della visual artist esplora da anni il regno del corpo, esteriorizzandone le profondità più recondite, ritenute veicoli di emozioni.


Nascono così i coprispalla, che sono allo stesso tempo corazza e mezzo di espressione dell’Io, e le tutine radiografiche in nylon. Il riferimento alle viscere diviene esplicito nelle installazioni, dove Maria Carmela, armata di ferri e lane, confeziona cuori fegati pancreas, esposti su morsetti con pinze a coccodrillo, mutuati dal mondo dell’elettronica. L’effetto è tutt’altro che macabro, a tratti gioioso e divertente, tanto che gli organi divengono brooches per ornare sciarpe e cappotti. I materiali usati sono fibre naturali reperite un po’ ovunque, dalle mercerie più nascoste della capitale alla Fondazione Pistoletto, che recupera scampoli dalle aziende del biellese ridistribuendole a creativi famelici, per essere disfatte e riportate a nuova vita.


L'artista Maria Carmela Milano

martedì 21 dicembre 2010

PANDALIKES


Abbiamo conosciuto Giacomo Bevilacqua una sera di qualche anno fa, a Roma, presso il Circolo degli Artisti, e ci aveva omaggiato con questo schizzo estemporaneo. La rapidità del tratto e l'estrema simpatia del personaggio gli hanno procurato l'attenzione de La7, che da oggi 21 dicembre regalerà ai suoi telespettatori delle brevi strisce quotidiane del già familiare Panda. Congratulazioni a Giacomo e alla dinamica emittente televisiva, sempre attenta ai giovani talenti.




Date un'occhiata QUI.

lunedì 20 dicembre 2010

USA E RIUSA

Quando un concetto è di moda, spesso si snatura della sua sostanza e diviene un tormentone, una facciata che fa bene al marketing ma che cela dietro di sè metodi e prassi vecchie e immutate. È quanto negli ultimi anni è accaduto al concetto di ecologia e sostenibilità: non vi è società, dal settore alimentare a quello dell'abbigialmento e del del design, che non abbia la sua linea Bio, Eco, Verde.

Influenzati dal trend, numerosi sono i designer che si cimentano con cartone, plastica, materiali di risulta, ma ce n’è uno che lo ha fatto, a nostro avviso, meglio di tanti altri, e che può essere paragonato ad un architetto gotico: egli sfida la massa, alleggerisce i materiali sfruttandone al massimo le proprietà strutturali e concentra la materia nei punti nevralgici della struttura, dando vita ad un manufatto leggero e funzionale.
Lady
Generoso design, all'anagrafe Generoso Parmegiani, ormai da anni si cimenta nel disegno di arredi in cartone, e studia i suoi oggetti riducendo al minimo l'utilizzo di collanti grazie ad uno studio attento sui sistemi di giunzione: i suoi oggetti assomigliano a degli origami, sono fogli di cartone (pensate all'ottimizzazione del trasporto, parametro che influisce molto sulla sostenibilità di un oggetto) che, una volta acquistati, si assemblano rapidamente e danno vita ad elementi di arredo dotati di notevole capacità portante, contro ogni apparenza. All’inizio sarà dura fidarsi ed abbandonarsi al comfort delle sue poltrone, ma fate un salto alla Casa dell'Architettura di Roma e accomodatevi pure sulla poltrona Lady: se pesate meno di due quintali, siate certi che non cascherete miseramente a terra suscitando l’ilarità degli astanti!
Se invece pesate più di due quintali, dovrete accontentarvi di un sonnellino sulla chaise longue Dondò: coraggio, non si può avere tutto dalla vita!

Chaise longue Dondò

giovedì 16 dicembre 2010

N.T.D: Negozio a Tempo Determinato

La città, si sa, è un palinsesto dove si scrive cancella riscrive lasciando qua e là tracce del passato. I negozi aprono, chiudono, si ingrandiscono, si riducono a seconda delle alterne vicende del mercato, lasciando traccia nella memoria e ridisegnando il profilo di un quartiere. 
Accade a Roma, al Pigneto, al civico 56 di via Braccio da Montone, che un negozio apra i battenti sapendo già il giorno della sua chiusura: è il negozio a tempo determinato o, in termini cool, "temporary store": l'idea è quella di riunire in un unico spazio diversi brand emergenti della scena romana, facendo coesistere moda e design in un caleidoscopico confronto e reciproco arricchimento.
Nasce così Bunker, che fino al 30 dicembre oltre ad uno store vuole essere anche un laboratorio di co-working, ossia un posto per lavorare insieme uscendo dal guscio al fine di arricchire il proprio lavoro con inaspettate suggestioni, o per stringere alleanze e partorire nuovi progetti. Un luogo dove i giovani creativi si rifugiano in attesa di tempi migliori, ma rinunciando all'isolamento: che bunker sia, ma ben arredato e aperto a tutti!
Numerosi gli ospiti, mutevoli i suoi allestimenti: ogni settimana infatti si cambia, e il mercoledì si inaugura un nuovo allestimento; ieri 15 dicembre è toccato a CO3, laboratorio creativo creatore di oggetti e concetti.

Accanto ad esso il marchio Bunka Lab, tra i promotori dello store, presenta le sue creazioni intelligenti, destinate a persone sensibili e squattrinate: infatti con cifre modiche si può acquistare un capo unico ma non unico, da indossare nei modi più disparati. 

Un corner è dedicato al marchio Misty Beethoven, che a quanto pare sta abbandonando il suo negozio a Monti e lo troviamo qua e là in giro per mercatini, sempre glam e ironico.
Tra i tanti oggetti che arredano lo spazio le creazioni di Avanzi, linea di arredi in cartone e pelle, della leccese Alessandra Bray, che recupera materiali altrimenti destinati al macero. Tanti altri ancora i marchi presenti nello store, immergetevi anche voi nell'atmosfera frizzante e originale del Bunker, potrebbe venirvi in soccorso per i regali di Natale. A meno che non decidiate di astenervi da questa pratica consumistica, quest'anno avrete almeno la scusa della crisi!

mercoledì 15 dicembre 2010

GENERAZIONE KEEP AWAY FROM FIRE

Giorni fa mi è capitata tra le mani una di quelle variopinte sciarpette con inserti in lurex, una roba talmente scadente che il pensiero del contatto sulla pelle fa venire i brividi, al pari di una unghiata sulla lavagna. Ma la dicitura sull’etichetta “keep away from fire” mi prefigura esiti ben più gravi di un semplice disagio: l’innocente sciarpetta potrebbe trasformarci in una torcia umana al contatto accidentale con una sigaretta, o con un grazioso e innocente caminetto.

Gli eventi che ieri hanno rivoltato il centro di Roma fanno pensare ad una generazione sintetica, talmente disillusa che guarda con voyeuristica morbosità i video della guerriglia urbana su Youtube, aspettando che qualcosa accada, seppure di ingiusto e violento, l’importante è che qualcosa cambi.

È una generazione da tenere lontano dal fuoco, che veste H&M “perché siamo giovani e ci piace rinnovarci ad ogni stagione”, ma poi si superano i trenta e ci si avvia verso gli “anta”, e il guardaroba resta precario, i filati naturali e pregiati un ricordo ormai lontano, o qualcosa di mai sperimentato.

E quando di ritorno a casa per Natale ci ritroveremo un pomeriggio a frugare in soffitta nei bauli dei nostri vecchi, troveremo forse la testimonianza di quando la lana era pura e vergine, e il cotone fresco e pastoso, e li indosseremo per altri anni ancora sfidando i pallini e l’usura.